Fondata dai Romani, deve alla conformazione geologica del sito l’inattaccabilità del proprio territorio. Furore era un casale della Regia città di Amalfi. Il suo nome, verosimilmente, gli doveva derivare dal fiordo della sua Marina, al cui interno esistevano opifici destinati alla produzione della carta (importante è lo spanditoio posto più a valle utilizzato per far asciugare la carta prodotta) ed alla molitura del grano. Queste attività erano alimentate dalle acque del ruscello Schiatro che scendeva dai Monti Lattari.
Furore è stato, per la sua particolare conformazione fisico-geografica, una roccaforte inattaccabile anche al tempo delle incursioni saracene. Emerse dal completo anonimato con la compilazione del catasto carolino del 1752 che restituisce l’immagine di una piccola comunità costiera sparsa sul territorio, priva di terreni coltivabili e scarsamente abitata. I suoi abitanti erano dediti alla pastorizia ed all’artigianato. Alcune delle famiglie più importanti hanno dato il nome a luoghi e strade: Li Summonti. Le Porpore, Li Cuomi, Li Candidi. I Summonti si trasferirono a Napoli verso il 1400. Ma lasciarono in Furore la loro impronta di uomini probi, costituendo una cospicua donazione di ducati con le cui entrate annue doveva maritarsi una “zitella povera ed onesta” di Furore. I Furoresi erano, inoltre, tenuti a recare alla dimora napoletana dei Summonti, in segno di gratitudine e di rispetto “tre rotola di ragoste, bone vive et apte a riceversi”.
Testi: Stefania Maffeo